[Da Baskerville] Mauro Paterlini: Tesina di struttura della figurazione. Circa marzo 1994. (Relatore Dr. Pier Luigi Capucci) Credi alla "fine dei libri" ? Naturalmente. Sono un grande credente. Michael Joyce. Introduzione. Questa tesina si basa soprattutto sul testo di G.P. Landow L'Ipertesto. Trovandomi ad essere un esperto di informatica (programmo in C, Pascal e Assembler), mi propongo di mettere in evidenza certi problemi visualizzati da Landow durante le sue analisi, considerandoli pero dal pi basso livello che mi permette la mia conoscenza software e hardware, anche e soprattutto perch non potrei, n ora n mai, pormi allo stesso livello teorico di preparazione letteraria dell' autore. La mia in fondo una scelta forzata. In alcuni casi ho tentato di portare io stesso una mia soluzione a certi dubbi, oppure ho sollevato nuovi problemi quando certe definizioni e certi concetti non sono stati capaci di convincermi. Le mie intenzioni non sono quelle di elaborare una parziale dissertazione (come del resto il lettore avr gi immaginato, data la natura del lavoro), mi interessa costruire le fondamenta di una critica terminologicamente pi rigorosa (quando la documentazione disponibile in Italia si sar fatta pi corposa) e di proposte pi definite di quelle che mi accingo a fornire. Come gi si potr intuire dal titolo del lavoro sono in linea perfetta con l' idea base del saggio di Landow. 'Riconfigurare' un termine ricorrente nel gergo informatico: significa a grandi linee cambiare le basi di funzionamento di uno stesso sistema. Riconfigurare la mia stampante significa cambiare il suo protocollo di funzionamento per poterne permettere l' utilizzo da parte di un sistema di elaborazione diverso dal mio; riconfigurare il mio sistema di elaborazione significa mutare il suo set up iniziale in nome di diverse prestazioni. Nel caso degli ipertesti il sistema lettore-scrittore che ha la necessit di essere riconfigurato. Una puntualizzazione: nelle mie riflessioni mi occupo soprattutto del futuro dell' ipertesto inteso come iper-racconto o come iper-poesia, dato che i miei interessi vanno in questa direzione, mentre quelli dei teorici genericamente si orientano verso l' ipertesto scientifico a livello di rete mondiale (a ragione, poich l' ipertesto didattico, primo ponte verso la rete mondiale, entrer come un rompighiaccio nel sistema scolastico). In un primo capitolo, piuttosto tecnico, ho messo insieme alcune delle conoscenze di base sull' ipertesto che non possibile ignorare se si vuole proseguire la lettura. I successivi tre capitoli sono dedicati ai tre poli del discorso ipertesto: lettore, autore, racconto (il pi approfondito, come gi scritto). Il disco allegato contiene, per provocazione, un' iperpoesia da me scritta, realizzata con HC, abbreviazione di Hyper_Compiler, un elementare compilatore di ipertesti di mia progettazione anch' esso presente sul disco insieme al listato in Turbo Pascal. Del contenuto del disco si parler nell' ultimo capitolo. 1-GENESI E SVILUPPI:I fondamenti. L' ipertesto (per ora prendiamolo come entit, pi avanti ne verr data precisa definizione) nasce, come idea, all' inizio degli anni '30 nella mente di Vannevar Bush nel progetto di un' apparecchiatura (ovviamente non elettronica, dati i tempi) chiamata MEMEX. Il Memex era una macchina studiata per riprodurre i procedimenti intellettuali del cervello e simularne il funzionamento, sul modello del pensiero associativo, mediante connessioni fra diversi frammenti tra i quali si potessero individuare punti di contatto. Per mezzo di microfilm e meccanismi foto-ottici sarebbe stato possibile, su questa macchina mai costruita, associare parti di pi microfilms differenti attraverso un codice univoco. Il fortunato possessore avrebbe potuto vedere su uno schermo un dato documento e su un altro uno dei documenti correlati, e avrebbe potuto spostarsi continuamente nella ragnatela di documenti collegati. Il progetto di Memex, anche se elaborato negli anni '30, viene poi pubblicato, solo per vicissitudini editoriali, nel '45 su una rivista specializzata, con il titolo di AS WE MAY THINK, attirando l' attenzione di un curioso lettore ancora sconosciuto, D. Englebart; negli anni '60, divenuto ricercatore all' Universit di Stanford, costui getta le basi di ci che verr chiamata office automation attraverso la costruzione di un archivio ad accesso veloce basato su un sistema di ricerca per collegamenti analogici. Il 1945 considerato l' anno zero dell' era ipertestuale. I meriti di Bush sono immensi: primo, quello di aver avuto l' intenzione di riconfigurare la lettura come un processo attivo implicante la scrittura; secondo, quello di aver per primo pensato al testo come a qualcosa di virtuale e non puramente fisico. Il sogno dell' ipertesto prende il volo (e raggiunge vette troppo alte per i tempi) nel 1965 con il progetto Xanadu di T. Nelson. Xanadu un' immensa rete ipertestuale, utopistica persino nel nostro 1994, destinata a collegare tutto il pianeta e a contenere tutte le conoscenze dell' umanit (!!!). I grandi meriti di Nelson sono due (Carlo Rovelli in I percorsi dell' ipertesto intuisce solo il primo): quello di aver utilizzato per primo il termine 'ipertesto' e quello, di gran lunga pi meritevole, di aver intuito per primo il modo in cui effettivamente il sapere verr convogliato all' interno di una grande rete virtuale planetaria. Passeranno decenni prima che l' utopia di Nelson venga realizzata perch per ora, mentre la tecnologia ampiamente sufficiente, manca il presupposto di base di una rete mondiale, cio la diffusione capillare. La storia dell' ipertesto permeata di utopismo visionario fino agli inizi degli anni '70, quando si intravedono le prime realizzazioni pratiche delle idee degli anni precedenti. Nell'86 compare finalmente il primo programma per realizzare ipertesti che gira su un home computer, il glorioso "Guide" sul leggendario Macintosh. Da allora diversi programmi per ipertesti si sono susseguiti e sono comparsi (finalmente!) anche ipertesti 'autonomi', che girano cio senza necessit di un programma di sostegno (vedi cap.4). E' giunta l' ora, dopo alcuni doverosi cenni storici, di addentrarci nella definizione di ipertesto. In S\Z, Roland Barthes fa riferimento a "un testo composto da blocchi di parole (o immagini) connesse elettronicamente secondo percorsi molteplici in una testualit aperta e perpetuamente incompiuta descritta dai termini di collegamento (link), nodo (node), rete (net), tela (web) e percorso (path)". C' subito da notare che, secondo Barthes, gli 'ipertesti' chiusi (quelli in cui il lettore non pu intervenire con aggiunte o links) non sono in realt ipertesti, perch caratteristica necessaria di un ipertesto l' essere incompiuto. Vediamo cosa ci dice il 'pap' dell' ipertesto, Nelson: "Con l' ipertesto intendo scrittura non sequenziale, testo che si dirama e consente al lettore di scegliere; qualcosa che si fruisce al meglio su uno schermo interattivo.[..] un ipertesto una serie di brani di testo tra cui sono definiti dei collegamenti che consentono al lettore differenti cammini". Abbiamo gi fatto un passo avanti. Intanto compare, anche se nell' ombra, la figura del lettore, che tanta importanza avr nel discorso di Landow e che sembra invece un po trascurato negli anni '70. In pi si parla ora di "scrittura non sequenziale" e non di "incompiutezza", di "scelta" invece che di "testualit aperta", compare la magica parola 'interazione'. Trovo la definizione di Carlo Rovelli quella che pi si avvicina alla mia. Nel suo I percorsi dell' ipertesto leggiamo:"un ipertesto una rete formata da nodi tra loro collegati da links. Il modello pi naturale ed immediato di di un ipertesto un grafo orientato[..] Un nodo pu essere pensato come l' unit costitutiva fondamentale[..] Un link un collegamento tra due nodi stabilito dall' autore dell' ipertesto". Tutto perfetto. O quasi. In primo luogo la definizione di link va troppo oltre. A mio parere un link un collegamento tra due nodi e basta, pu essere stabilito dall' autore in origine, ma anche successivamente da un qualsiasi utilizzatore, se l' ambiente e le circostanze di utilizzazione lo permettono. Rovelli non nemmeno sfiorato dall' idea che un utilizzatore possa costruire un link. In secondo luogo, non conoscendolo, posso solo immaginare che Rovelli non sia un esperto di informatica oppure, se lo , che manchi di quel rigore necessario in questa scienza cos assoluta. Perch paragonare un ipertesto a un grafo orientato ? In realt, tanto per sfatare il mito, l' ipertesto nella sua struttura un grafo orientato. Rispolvero il mio vecchio testo di informatica (A.A. BERTOSSI, Strutture, algoritmi, complessit): "un grafo orientato una coppia G=(N,A), con N insieme finito di elementi, detti nodi, ed A insieme finito di coppie ordinate di nodi dette archi" (p.135). Nel caso del grafo ipertesto i nodi sono i 'blocchi di parole o immagini' di Barthes mentre le coppie ordinate sono links. Questa la definizione che io d di ipertesto; sia chiaro che non ho scoperto nulla, mi limito a chiamare le cose con il loro nome. Qualcuno potrebbe obiettare sull' aggettivo 'finito'. Ma ovvio che per qualsiasi ipertesto, anche se potenzialmente illimitato, sar sempre possibile numerare in un dato istante la quantit di nodi, se non altro perch non esister mai supporto la cui capacit sia illimitata. La definizione pi innocente di ipertesto la d Landow: "l' ipertesto un testo composto da blocchi di testo e da collegamenti elettronici fra questi blocchi" (p.6). In queste parole L. talmente ingenuo da non rendersi nemmeno conto che la sua una definizione ricorsiva che sfocia nella tautologia: se dice che l' ipertesto un testo e poi non differenzia le due parole "testo" che compaiono nella definizione, allora posso dire che l'ipertesto pu essere composto da ipertesti, il che non vero, poich l' ipertesto, in quanto grafo, non una struttura ricorsiva. In seguito si rif ampiamente della svista affermando che nella sua visuale (come nella mia) ipertesto e ipermedia sono la stessa cosa, poich ipermedia amplia semplicemente l' idea classica di testo (verbale) dandole anche un significato visivo, auditivo, sensibile che dir si voglia (torner oltre sull' argomento). Per chiarire definitivamente le cose, L. sentenzia che l' "ipertesto denota un mezzo di informazione che collega informazioni verbali e non verbali". Personalmente trovo curiosa questa centralit del 'verbale'. Perch infatti non dire "visive e non visive", oppure "sonore e non sonore" ? Evidentemente l' ipertesto si porta sul groppone un' eredit verbale troppo pesante e ci vorr tempo prima della comparsa di ipersinfonie o iperquadri: il territorio dell' iperarte appena in vista. Una caratteristica dell' ipertesto la non linearit: i collegamenti elettronici associano a documenti altri documenti ed esiste un numero molto grande di rotte possibili. L. definisce la struttura ipertestuale, senza motivare la scelta, come "multisequenziale". Il termine quanto di meglio si potesse trovare. Infatti l' ipertesto non ad accesso random, poich se io cerco una determinata informazione probabile che debba percorrere alcuni nodi per arrivarci. Multisequenziale descrive la possibilit di scegliere pi strade sequenziali, cio passo passo. I libri e i saggi scientifici offrono da sempre un esempio di ipertestualit esplicita, in forma non elettronica. Si tratta dei comunissimi riferimenti bibliografici e delle note. Una nota rimanda, sotto forma di numero, ad un blocco di testo verbale secondario che non pu intralciare lo scorrere lineare di quello primario. L' ipertesto elettronico velocizza le cose: basta selezionare la parola o la frase cui la nota corrisponde e ecco apparire un altro documento, in genere sovrapposto al primo, che riporta le precisazioni che ci si aspettava. In pi questo nuovo documento pu essere collegato ad altri, e gli altri ad altri ancora e cos via. Il collegamento elettronico distrugge l'opposizione testo-nota, secondo la quale i caratteri marginali in piccolo delle note rendono i contenuti dipendenti e meno importanti. Si capisce come in un sistema simile la totalit sia pi importante del singolo documento. In questo ipotetico sistema il lettore non sar pi un semplice consumatore di testo, ma potr anche diventare produttore inserendo nuovi links e nuovi documenti, contribuendo all' espansione della rete. Su un margine di un libro posso annotare appunti ma questi rimangono ad un secondo livello di importanza. L' ipertesto pianifica le scale di importanza dei testi, convogliando i materiali in democratici 'documenti'. Barthes in proposito: "La nostra letteratura segnata dal divorzio inesorabile mantenuto dall' istituzione letteraria fra il fabbricante e l' utente del testo, il proprietario e il cliente, l' autore e il lettore". Da notare che i programmi per creare ipertesti offriranno (e gi offrono, ma non in rete) lo stesso ambiente sia al lettore che all' autore: ci vuol dire che in qualsiasi momento il lettore potr diventare autore e viceversa, avvicinando fin quasi a toccarsi i momenti di scrittura e lettura. Mentre leggo un testo posso scrivere la mia replica e collegarla a quel testo, ampliando di fatto l' opera stessa che sto analizzando. I questo modo i fruitori successivi avranno pi percorsi a disposizione, addentrandosi nel testo in un modo che sarebbe impossibile sulla cellulosa. Un' altra caratteristica dell' ipertesto il fatto di consentire al lettore di "scegliere il proprio centro di indagine e di esperienza"(L., p.17). Un ipertesto non ha vincoli gerarchici come il testo tradizionale e non ha necessit di snodarsi lungo un asse principale. Per sua natura non ha centro. Ma io sto parlando dell' ipertesto reticolare, quello esteso a livello territoriale insomma, con tanti ingressi ma costituito da un' unica entit. Sul decentramento ho l' impressione che Landow commetta un passo falso. Le sue parole testuali:"[..] il metatesto, o insieme dei documenti - lentit che corrisponde a ci che nella tecnologia a stampa il libro, l' opera, il testo singolo - non ha centro". Sono daccordissimo. Ma poi mi deve spiegare perch un libro tradizionale ha un centro. Perch non posso prendere un libro, segnarmi tutti i collegamenti tra note, pagine, immagini, altri libri, e leggermelo a mo di ipertesto ? Bisogna vedere cosa si intende per centro. Allora cerco tra le righe pi in alto a pag.15:"[..] centro - e dunque il punto focale, o il principio organizzativo - delle loro ricerche[..]". Rimango perplesso. Non capisco come si possa cambiare il centro di una ricerca. Se cerco materiale sui Sepultura (gruppo trash brasiliano) non arriveranno a interessarmi i Promessi Sposi. Suggerimento: se intendiamo per centro la sequenzialit di lettura, allora vero che l' ipertesto cos e il libro cos. La mia idea del problema molto pi semplice (perdono !):a parte la sequenzialit, tra metatesto e testo tradizionale sta la velocit di ricerca. In un caso posso, con un click, passare da un documento a un altro immensamente distante, nell' altro rischio di perdermi tra gli scarabocchi, poich non bisogna dimenticare che sempre possibile trasferire un metatesto su carta. Per la soluzione definitiva del problema della definizione di centro bisogna aspettare (inspiegabilmente) un po di pagine. "Nell' ipertesto la centralit [..] risiede nella mente dell' osservatore. [..] la centralit esiste nell' ipertesto come qualcosa di evanescente" (p.85). Se non ho capito male, Landow usa 'centralit' come una sfumatura di 'unicit'. L' unicit dell' ipertesto la sua indeterminazione, quella del testo il testo stesso. Qui per entriamo gi in un discorso terminologico che sar toccato nel capitolo successivo. 2- IL TESTO Vediamo in principio quali forme di ipertesto sono per ora state individuate. Carlo Rovelli (in un noiosissimo e ripetitivo capitolo dal titolo "Le forme dell' ipertesto") ne individua quattro. Ad un primo tipo appartengono quegli ipertesti che nascono associando tra loro dati pi o meno elaborati, pi o meno organizzati, trasformando il disordine in ipertesto. In questo caso la struttura ipertestuale viene imposta ad una realt preesistente in cui si sentito il bisogno di mettere ordine. Un secondo tipo definito da quegli ipertesti che si generano sovrapponendo ad un testo tradizionale (sequenziale come un vero e proprio libro) un metatesto ipertestuale. Quando l' ordine delle pagine di un libro ci sta stretto, non permettendoci salti rapidi e navigazioni, si sente la necessit di effettuare dei collegamenti che possano garantirci attraversamenti diretti tra parti associate del testo. Cos una certa parola della pagina 2 pu essere collegata alla pagina 124, la 124 alla 32, una frase della 32 alla 97 e cos via. Questa forma di ipertesto definita "metatesto imposto ad un testo tradizionale" e consente, ad esempio, di seguire diversi temi conduttori che si snodano nel testo e di muoversi lungo assi diversi. Una terza categoria battezzata con l' apocalittico nome di "ipertesti 'planetari'". Sono quegli ipertesti che per base hanno sempre un testo tradizionale, ma attorno al quale ruota una rete di supporto ipertestuale costituita da didascalie, illustrazioni, bibliografie, riferimenti di diversa natura. L' ipertesto finale appare come un 'sistema planetario' in cui tutto ruota intorno ad un testo tradizionale. Queste forme di 'adattamento ipertestuale' rappresentano casi di transizione tra testualit e ipertestualit. Sottolineo che il passo tra il secondo tipo e quest' ultimo non breve come sembra. Tra queste tre categorie la terza l' unica ad introdurre la virtualit, il testo veramente virtuale, mentre le prime due si limitano semplicemente ad effettuare dei collegamenti tra 'oggetti', operazione fattibile anche fuori dell' ambito ipertestuale. La quarta forma di ipertesto quella a cui mi sento pi vicino: l' iperlibro. Le forme precedenti hanno in comune in fatto di essere ipertesti a posteriori, l' iperlibro nasce come ipertesto a priori. Su di esso c' poco da dire e molto da fare. Alla fine del capitolo citato Rovelli stupisce tutti: dopo pagine di sbadigli, per dire cose per le quali sarebbero bastate alcune righe, scrive "[..] un iperlibro , di solito, non interattivo o falsamente interattivo. A questo punto si pone un problema: un iperlibro rigido, ovvero non modificabile e plasmabile dall' utente, un vero ipertesto ?", per poi annunciare che "la risposta non pu che essere parzialmente negativa [..]. Una struttura immutabile solo un intelligente e interessante travestimento del caro vecchio libro". Afferma cio che la plasmabilit condizione necessaria affinch un oggetto sia un ipertesto. Ma allora anche Afternoon di M. Joyce, o RA-DIO di Miglioli non sono ipertesti, e i racconti 'ipertestuali' non esisteranno mai, perch quale autore mette l' integrit delle proprie opere in balia dei fruitori ? Se l' iperpoesia sul disco allegato alla mia tesina fosse un ipertesto aperto e circolasse un po, fra un paio di settimane neppure la riconoscerei. Unultima considerazione: subito dopo il saggio di Rovelli si trova un racconto dal titolo Border-line, di M.A. Garcia, che un ipertesto memorizzato sul disco allegato al libro e il cui testo verbale appunto riportato su carta. Sotto il titolo in grassetto campeggia trionfante la scritta: Hyperacconto. Affrontiamo ora alcuni problemi di terminologia. Il problema terminologico nasce dal fatto che i ruoli dell' autore e del lettore della tecnologia ipermediale cambiano il tal modo che il nostro vocabolario non ha nulla da offrirci (mi torna in mente che da qualche parte ho annotato alcune mie proposte terminologiche: dato che l' ipertesto solo un modo diverso di organizzare e concepire la scrittura/lettura, ma il meccanismo di lettura/scrittura rimane tecnicamente sequenziale, leggendo e scrivendo noi un carattere alla volta, trovo giusto: 1) sostituire il termine 'lettura' con il termine 'navigazione'; 2) chiamare iniziatore colui che dal nulla crea il nuovo ipertesto, continuatore chiunque vi abbia successivamente apportato aggiunte, e navigatore colui che vaga tra links e oggetti testuali senza arricchire il metatesto del proprio contributo. Per mettere alla prova queste definizioni basta semplicemente sostituire ai termini 'autore' e 'lettore' di questa tesina i termini 'continuatore' e 'navigatore'). Abbiamo gi visto come l' ipertesto rimetta in discussione i termini leggere, scrivere, testo. Il libro era "l' oggetto che si legge". Oggi l' "oggetto che si legge" deve essere visto come un ingresso, una "porta magica"(Landow, p.53), mezzo attraverso il quale il lettore-autore partecipa al mondo ipermediale. Vediamo di portare alcune precisazioni riguardo al termine testo. Esso vive due realt parallele, corrispondenti al 'vecchio' (tradizionale) e al 'nuovo' significato. Per esempio, "se si dice che i sistemi ipertestuali permettono di collegare un passo del testo con ad altri passi del testo, e anche a passi esterni ad esso" ci si trova di fronte ad un anacronismo: si pu parlare di esterno e interno sono con i testi tradizionali, ma nel caso di ipertesti questi termini ci inducono subito in sospetto. Landow propone di aggirare il problema con parentesi quadre chiarificatrici: "se dovessimo trasferire in forma elettronica un testo [stampato completo] (opera), per esempio il Paradiso perduto di Milton, potremmo collegare tra di loro passi del [di ci che era il] testo [originale] (il poema di Milton), e potremmo anche collegarvi passi di un' ampia gamma di materiali esterni al testo originale". Di fronte a questa soluzione strampalata (e volutamente pedante) io propongo di dare dei significati rigorosi e cio: per testo intendo il significato classico del termine, per oggetto testuale intendo un nodo del grafo ipertestuale, qualsiasi senso esso implichi (tatto, udito, vista ecc...). Gli oggetti testuali sono a loro volta microtesti tradizionali (non dimentichiamo che gli ipertesti sono figli dei testi...). La frase portata ad esempio da Landow diventerebbe secondo i miei canoni:"se dovessimo trasferire in forma elettronica un testo, per esempio il Paradiso perduto di Milton, potremmo collegare tra di loro oggetti testuali del testo originale, e potremmo anche collegarvi passi di un' ampia gamma di materiali esterni al testo originale". Landow individua due principali effetti del collegamento ipertestuale: primo, l' autore perde il controllo dei confini del suo testo; secondo, il testo sembra frammentarsi in particelle elementari. Il testo elettronico sempre pronto ad accettare modificazioni grazie alla sua dinamicit, caratteristica inesistente nel testo stampato. Il singolo oggetto testuale si trova legato a oggetti creati da altri autori, oltre che ad oggetti della stessa opera (terminologia obsoleta). Di fatto, esso non pu sfuggire alla regola di essere associato a qualunque testo gli venga collegato e "dissolve cos l' idea della separazione intellettuale di un testo dagli altri" (p.65). E' questo il senso di riconfigurare il testo: se cadono le barriere della separazione testuale, ci non vuol dire morte del testo; vuol dire riconfigurare le nostre aspettative nei suoi confronti. Landow d un riassunto di questo: "Il fatto di situare le singole unit di lettura entro una rete di percorsi facilmente navigabili genera necessariamente una contestualit che intreccia pi strettamente tra loro i testi, compresi quelli di autori diversi [..]". La frammentazione ipertestuale avviene in due modi: eliminando l' ordine di lettura sequenziale e distruggendo l' idea di un testo unitario e stabile. W.J. Ong afferma che il computer ha dato un impulso decisivo all' elaborazione sequenziale della parola, ottimizzandola e rendendola praticamente istantanea. Landow lo critica, rispondendo che in realt sono proprio i computer a consentire una lettura non sequenziale del testo. Gli argomenti di L. sono sensati ma non convincono, perch la creazione di un ipertesto sempre sequenziale (individuo il punto a cui collegare il mio documento, scrivo il documento, salvo il documento, faccio il collegamento ecc.) Tra le definizioni da discutere stanno i concetti di inizio e di fine dell' ipertesto. E' ovvio che inizio e fine implicano linearit. Ma l' ipertesto non lineare, piuttosto possiamo dire che caratterizzato dalla multisequenzialit. Quale sar l' inizio di un ipertesto ? La risposta che esso fornisce pi inizi anzich uno solo, e molti punti di terminazione al posto di uno. Pi precisamente occorre dire che la navigazione non ha mai termine, l' ipertesto non ha termine, la sua unica limitazione spaziale il processo della sua lettura. Ci sottolinea ancora una volta l' obsolescenza di termini come 'prodotto finito' o 'compiutezza'. L' ipertesto confonde addirittura ci che sta dentro e ci che sta fuori: i confini degli oggetti testuali e dei metatesti sono talmente sfumati che si sovrappongono a vicenda, tutti gli oggetti testuali connessi ad un certo oggetto collaborano con quell' oggetto e le distanze tra di loro virtualmente si annullano. 3- L' AUTORE Se pensiamo ai processi di lettura e scrittura li consideriamo alternativi l' uno all' altro. Infatti, tradizionalmente, non si pu leggere e scrivere contemporaneamente, prima si scrive, poi si legge, poi si scrive e cos via. "Leggere e scrivere sono processi seriali ad intermittenza svolti dalla stessa persona" (L. p.87). L' ipertesto avvicina i confini di queste due attivit generando la figura di un lettore attivo e invadente che pu addirittura divenirne coautore aggiungendo documenti e links. L' ipertesto non permette in genere al lettore di cambiare un oggetto verbale che sta analizzando, sia che si tratti di una rete o di un ipertesto isolato, ma riducendo le distanze tra i diversi documenti riduce anche l' autonomia dell' autore e ne usurpa il potere a beneficio del lettore. La dispersione della nuova testualit disperde anche l' autore. Sembra che con l' ipertesto si faccia uno storico passo indietro per quanto riguarda la distinzione tra autore e lettore. All' epoca del manoscritto qualunque lettore poteva diventare autore semplicemente scrivendo un suo manoscritto in modo che altri potessero leggerlo, e l' unica differenza tra questo e le opere di altri autori famosi era che di queste ultime esistevano un maggior numero di copie. Oggi, nel testo tradizionale, un autore parla e il lettore ascolta; il lettore non ha molte possibilit di diventare autore, poich le pubblicazioni costano. L' ipertesto si presenta in controtendenza anche in questa distinzione: a livello di rete tutti i documenti sono ugualmente importanti e chiunque pu diffondere il proprio ipertesto, proprio come ai tempi del manoscritto. E' ovvio che poi alcuni documenti saranno pi 'gettonati' di altri che al contrario rimarranno nell' ombra. Di qui nasce il problema del copyright e dei diritti d' autore, che mi limito solo ad accennare: a chi appartiene un documento che la risultante di pi interventi ? Come pagare i diritti d' autore di un metatesto in rete, visto che ogni fruitore pu diventarne in diversi modi coautore ? Suggerimento: sarebbe possibile mantenere il nome dell' autore di ogni oggetto testuale e di ogni link anzich di ogni documento completo. In questo modo si potrebbero calcolare le occorrenze di un dato oggetto e il numero di percorrenze di un dato link totali. Ma a questo punto si apre un altro problema: come evitare l' ammassarsi di links e di oggetti superflui ? Si nota come il mondo ipertestuale avr necessit di regole precise che ancora, al nostro arretrato livello dominato dalla cellulosa e dalla sequenzialit, non possiamo stilare. Attendiamo. La teoria letteraria contemporanea concepisce l' autore del testo come un testo: "questo 'io' che si avvicina al testo gi esso stesso una pluralit di altri testi, di codici infiniti" (Barthes 1970). Nell' ambito ipertestuale possiamo concepire l' autore e il lettore del testo come un ipertesto e non semplicemente come un testo stampato: nell' era cyberpunk l' io oramai una rete decentrata di codici tutti pi o meno analogicamente linkati, un fantomatico iper-io strutturato. L' iper-io non isolato, ma coinvolto in relazioni con altri iper-io in una rete virtuale che mi ricorda orribilmente l' improbabile film Il tagliaerbe. Ricordo che prima di mandare al rogo questa mia definizione (intendo quella di 'iper-io'), voglio ricordare che molti testi, sebbene il pensiero occidentale abbia sempre considerato un io unitario, hanno assegnato una posizione privilegiata ad un io frammentato. Qualcuno sostiene che l' ipertesto svuoter progressivamente il ruolo dell' autore, poich la diffusione dello studio dell' informazione (l' informatica) riduce il ruolo dell' individuo. O, peggio, che l' ipertesto a causa della sua frammentazione disintegrer il pensiero contemplativo. A supporto di queste affermazioni viene portato il fatto che il lettore pu entrare in un metatesto da e in un qualsiasi punto di esso, e non dal punto che l' autore aveva scelto come inizio. Rispondo che proprio di questo l' autore deve capacitarsi: organizzare e decentrare il suo ipertesto in modo ipertestuale; ovvio che ancora regole non ce ne sono, siamo appena agli inizi. Ma necessario comprendere che proprio adesso, nel presente, gli autori di ipertesti stanno tracciando la rotta per ipertesto e autore futuri. Io non sono daccordo sul tono apocalittico di questi anatemi. Diciamo che l' evoluzione non si ferma, e cos, se il cinema deve morire, morir. Il ruolo dell' individuo sta cambiando. L' ipertesto non riduce l' autore ma lo trasforma: il destino dell' uomo quello di essere plagiato dalle sue stesse creazioni. Se io invento un' ascia e poi non so cosa farmene la mia invenzione sterile. Ma se la uso per tagliare gli alberi per costruire capanne allora ho creato per creare qualcosa d' altro. E' nel secondo senso che a mio parere deve essere inteso l' ipertesto, non come un arrivo ma come un passaggio. Purtroppo i teorici letterari che hanno a che fare con gli ipertesti, per quanto brillantemente possano essi approcciarsi a questa nuova forma, producono sempre dal vecchio e ragionano con il vecchio. Le critiche all' ipertesto sono zeppe di parole come morte, svuotamento, declino, mentre gli scrittori ipertestuali che gi hanno prodotto lavori parlano di energia, novit, espansione. In ambiente ipertestuale la scrittura diventa scrittura di collaborazione in due sensi: primo, quando il lettore si confronta con l' autore e diventa autore a sua volta aggiungendo oggetti testuali e links; secondo, quando l' autore si confronta con gli altri autori virtualmente presenti (che hanno scritto prima, ma i cui scritti sono tuttora presenti). Sottolineo ancora una volta che qui si sta parlando di rete, cio di domani. Per quanto riguarda l' oggi, esclusi gli articoli scientifici, le poesie e i racconti ipertestuali rimangono ovviamente chiusi: un autore pubblica un' opera perch la vuole in quel modo e non in un altro. Il punto importante che il collegamento ipertestuale produce automaticamente la collaborazione. Quando si entra in rete, qualsiasi aggiunta di oggetti testuali o links scrittura di collaborazione ed , nel contempo, unoperazione di versioning e del modello a catena di montaggio: infatti si modifica, contribuendo ad evolverlo, il metatesto (versioning) e si costruisce singolarmente una parte di documento che va aggregata ad un tutto (catena di montaggio). In conclusione, l' ipertesto non ha autori nel senso convenzionale del termine: i continuatori devono per forza essere anche navigatori, e gli iniziatori anche continuatori. "L' ipermedia" reticolare "", in ultima istanza, "un lavoro di gruppo" (L.,p121). 4- IL RACCONTO L' iper-racconto sfida tutte le forme letterarie basate sulla linearit aristotelica, cio sulle forme che hanno monopolizzato i testi per secoli e secoli. Vediamo come le definizioni aristoteliche non si applicano a lettura e scrittura di racconti ipertestuali. Nel settimo capitolo della Poetica si trova la definizione di favola. Aristotele afferma che una favola deve avere in inizio, un centro e una fine. Inizio ci che non preceduto da nulla, fine ci a cui nulla segue, il mezzo ci che si trova dopo una cosa e prima di un' altra. Le favole, per essere "ben costruite", non posso cominciare n finire in un punto casuale (che A. rifiutasse gi l' idea di ipertesto ?) e inoltre devono essere limitate, cio avere un termine. E' inutile segnalare il modo in cui queste concezioni annegano nei flutti della navigazione ipertestuale. Per chiarezza espongo subito il mio punto di vista. Come futuro autore di iper-racconti mi propongo di realizzare ipertesti la cui navigazione parta da un oggetto testuale casuale, come un pensiero inaspettato, e continui senza una terminazione, sul modello del cinema orientale (che infatti lasciano sempre in noi occidentali un senso di incompiutezza) per il quale il film una finestra sul presente e la storia che osserva non ha inizio e fine alla maniera 'occidentale', ma solo uno svolgimento parziale, come la nostra visuale del mondo. L' iper-racconto deve essere una mappa del tempo. Molti autori che hanno a che fare con la produzione ipertestuale rifiutano la linearit perch falsifica la loro esperienza delle cose, poich "una vita non lineare, ma istantanea" (M. Proust). Avvicinarsi ad un iper-racconto non facile per un lettore sequenziale accanito. Egli dovr rendersi conto che non esiste un unico racconto principale, ma tanti racconti, tutti ugualmente "giusti", che egli stesso sceglier via via la propria strada, e alla fine dovr aprire la mente e sporcare quel cervello che ha subito per secoli lavaggi fossilizzanti per merito del racconto lineare che richiede un' unica risposta e un unico filo conduttore. Un approccio intelligente che si pu avere con l' ipertesto quello di cercare all' interno di testi tradizionali delle strutture ipertestuali embrionali (ad esempio In Memoriam). In questo modo, mentre si indaga sulla storia degli ipermedia, si garantisce loro una 'rassicurante' base tradizionale. "Dovremmo sentirci minacciati dall' ipertesto" (L. ,p 125), allo stesso modo in cui ogni generazione si sente minacciata dagli strumenti di quella successiva, ma la continuit con il passato si paga con l' evoluzione. Un altro approccio, pi avanguardistico, quello di ragionare sulle relazioni tra racconto e ipertesto e vedere gli effetti che quest' ultimo avr sulla narrativa lineare. Non dimenticando per "che la narratologia vede il racconto come qualcosa di intrinsecamente lineare, e ritiene che questa linearit svolga un ruolo centrale nel pensiero". Sono convinto che l' ipertesto porter, con i decenni o con i secoli, ad un nuovo tipo di organizzazione di pensiero. Questo per analogia con il passato: la sequenzialit stata prima pianificata, poi adottata; probabile che cos accadr anche per la multi-sequenzialit figlia del sequenziale. Sottolineo, per i pi preoccupati, che la linearit come esperienza di lettura non verr mai abbandonata (in fondo non si pu leggere pi di una cosa contemporaneamente), nel senso che il lettore avr la possibilit di scegliere il percorso da seguire, potr approfondire un aspetto della trama, analizzare un certo personaggio. Fare a meno della sequenzialit non significa rinunciare per sempre alla linearit. In verit gli oggetti costituenti il testo "non si susseguiranno pi in una catena di pagine numerate" (Landow,p.128). Aristotele classifica come peggiori le favole costituite da episodi non correlati. Speriamo che Afternoon e RA-DIO non siano ancora usciti nel paradiso dei filosofi. Sembra sia la paratassi la forma di organizzazione letteraria che si abbiner all' ipertesto: mentre in una struttura sequenziale un piccolo mutamento cambierebbe il senso generale dell' opera, compromettendone probabilmente il significato, in una struttura paratattica (nessun elemento ha l' obbligo di far seguito ad un altro) anche l' omissione di oggetti testuali non comporterebbe perdita in coerenza. Il problema che la struttura paratattica del racconto non pu essere dotata di un punto terminale. Ci vuol dire che l' ipertesto condannato sin dalla nascita a morire in un' inevitabile banalit ? Pu darsi, dico io, ma non sar mai quella banalit di bassa leva che ha rinchiuso i confini del testo in un inizio e una fine da millenni. E' necessario considerare la struttura paratattica non tanto come un problema da risolvere ma come dato di fatto di evoluzione letteraria. Io ho dieci dita: un problema ? Certo, si pu interrogare l' archeologia e l' antropologia sul motivo per cui non ne abbiamo dodici oppure otto. Sar poi il tempo a sancire quale struttura testuale sopravviver e quale si estinguer. Personalmente ritengo che il racconto ipertestuale rimarr nella sua fase sperimentale ancora per 5-6 anni prima di incontrare la grande diffusione. In fondo anch' io, che ho continuamente a che fare con computer e strutture dati, ho incontrato l' ipertesto per caso, un anno fa, grazie ad un collega che mi parl di una lezione relativa riguardante tale argomento. Comunque vada, il mio parere che l' iper-romanzo, l' iper-racconto e l' iperpoesia, intesi nel loro vero senso, non potranno mai toccare i livelli di diffusione dei loro contendenti cartacei. A spopolare sar senza dubbio il libro elettronico, il classico libro sequenziale trasportato in forma elettronica, per una questione di comodit, magari con leggere caratteristiche ipertestuali (note, bibliografie ecc.). Come pu dunque iniziare un iper-racconto ? Il mio proposito quello di creare una casualit tra i frames, in modo che ogni volta che si entri nell' iper-racconto si abbia di fronte qualcosa di inaspettato: Abbiamo gi detto che tutti i frames sono allo stesso livello, perch privilegiarne uno sugli altri ? Il testo classico una linea spezzata, che va da un punto (inizio) ad un altro (fine) attraverso differenti punti intermedi. L' ipertesto ha una dimensione in pi, una superficie, una multidimensionalit che il libro non pu nemmeno immaginare, una finestra su di un tutto bidimensionale. Propongo quindi di abbandonare il classico modello di inizio come precedente di un poi e collocare l' 'inizio' (inteso come prima schermata) all' interno della finestra stessa. Sostituirei la parola 'inizio' con 'connessione'. Infatti se l' autore ipertestuale anch' esso un ipertesto la prima schermata di un iper-racconto un nodo che connette l' iper-io con il documento. Poco importa che quella schermata sia ci che precede tutto, l' importante che sia un ingresso. La grande maggioranza dei racconti ipertestuali trattano il problema dell' inizio con molta prudenza, soprattutto perch al giorno d' oggi gli autori e i lettori fanno uso di macchine isolate e tendono a produrre opere chiuse, adatte a circolare su supporti magnetici, considerate complete. Il pensiero comune su di un opera poetica di chi non conosce la multilinearit che essa non pu proseguire indefinitamente, ma deve preparare il lettore ad uno svolgimento e ad una successiva "sensazione di stabile conclusivit, finalit o 'stretta' [..] che chiamo chiusura [..]" (Smith, p.33). Questa posizione sempre influenzata dalla linearit, il che ci fa notare la difficolt di parlare di ipertesti senza un adeguato supporto terminologico. A me sembra pi corretto dire (e qui forse esagero un po, ma qualcuno dovr pur mettere piede nell' era cyberpunk !) che un' opera poetica non pu avere un inizio e una fine, deve invece far uso di espedienti che mantengano il lettore in una costante sospensione, che incoraggino il proseguimento anzich l' arcaica chiusura, che inducano alla riflessione sull' immensit indeterminata della rete. Un iper-racconto non potr mai offrire una chiusura per la sua naturale incompiutezza. Ma gi quando scrivo 'incompiutezza' mi riferisco ad un termine che deriva dalla linearit e dalla chiusura... La prima volta che ho caricato RA-DIO di L. Miglioli ho avuto una sensazione di smarrimento. La mia abitudine di leggere testi a stampa non mi permetteva di concepire questo lontano ma pur necessario modo di organizzare materiale. Chiariamoci: la mia impressione che RA-DIO sia stato pubblicato solo perch il primo iper-racconto in italiano, e che se si fosse trattato di un testo normale adesso se ne starebbe probabilmente annidato da qualche parte sull' hard disk del computer di Miglioli in attesa di migliori fortune. In quarta di copertina si legge un commento da La Repubblica del 31 marzo del 1993 ("RA-DIO si candida a entrare nell' Olimpo degli eroi della letteratura d' ogni tempo") che mi lascia perplesso. Certamente il soggetto originalissimo, ma RA-DIO non mi sembra (perdono Miglioli !) un vero iper-racconto: i links ci sono, ma portano sempre a delle zone 'morte' dell' ipertesto dalle quali bisogna prima o poi tornare sui nostri passi, con riferimento particolare all' anti-dizionario, e in fondo la storia sequenziale (quella riportata nel testo su carta percorribile anche su video premendo ad ogni frame). C' persino la chiusura finale: "Cos Cable Terzo ne divenne il DIO". AFTERNOON si configura invece come un iper-racconto in piena regola in cui il lettore ha possibilit di costruire successioni temporali e fare scelte dopo scelte senza l' obbligo di ritornare indietro. Joyce diffidente nei confronti della chiusura. Egli sancisce ferreo che "Quando una storia non progredisce pi, o quando si ripete, o quando ti stanchi di percorrerla, l' esperienza di leggerla termina". Navigando in AFTERNOON ho capito la differenza mentale tra la lettura tradizionale e quella ipertestuale: nel primo caso il luogo dell' attivit di lettura la retina, nel secondo la mente. Non infatti possibile evitare di assegnare delle connessioni, operazione che avviene a livello mentale, ad eventi che all' apparenza capitano quasi casualmente: il proprio testo si costruisce nella mente a partire da frammenti separati. Secondo Landow questa attivit, che definisce bricolage, crea un nuovo tipo di unit caratteristico dell' ipertestualit. La trama diventa un fenomeno creato dall' autore, ma anche attivamente dal navigatore che "costruisce il testo e il senso a partire dal testo di qualcun altro" (p.143). Da ci Landow deriva che "la mancanza di linearit non distrugge il racconto". Io, come Joyce, sono convinto del contrario: il racconto muore perch non pu sopravvivere alla bidimensionalit, e dalle sue ceneri nasce un' entit il cui rapporto con il navigatore troppo diverso da quello racconto/lettore per poter essere ancora chiamata racconto. In parte anche una questione di conclusione: l' iper-racconto non ce l' ha e la navigazione termina quando il navigatore ne sa abbastanza. L' iperautore sacrificher le parole in nome dei links, generando nel navigatore una sensazione di smarrimento, e l' estensione del racconto sar anche la sua debolezza: I creatori di ipertesti dovranno meditare su questi pericoli ipertestuali. 5- HC e IPERNULLA Directory del disco allegato (formato MS-DOS): - HC.EXE : compilatore generatore di ipertesti. - IN.EXE : iperpoesia IPERNULLA. - IN.TXT : sorgente di IPERNULLA in ascii. - IN.P e IN.L : files indici di IPERNULLA. - HYPER_CO.PAS : sorgente un Turbo Pascal di HC.EXE. HC, che sta per Hyper_compiler, un primitivo compilatore generatore di ipertesti. Nella sua esagerata semplicit permette comunque, se utilizzato correttamente, di creare ipertesti di lunghezza limitata solo dalle capacit della macchina su cui gira. Ho scritto 'compilatore' perch HC prende come sorgente un testo sequenziale scritto in un semplicissimo metalinguaggio e lo trasforma in un ipertesto vero e proprio. Il testo sorgente potr essere battuto per mezzo di un qualsiasi wordprocessor, purch salvato in caratteri ASCII. Nel sorgente dovranno comparire i vari frames appartenenti all' ipertesto, separati tra loro, prima del loro inizio, da una riga di metalinguaggio il cui compito quello di stabilire i links. Analizziamo la sintassi del metalinguaggio (non gli d nemmeno un nome talmente banale). La riga di separazione deve essere compresa tra due '*' (asterischi) e deve iniziare con il numero di frame a cui si riferisce (per chi gi s' insospettisce il numero di frame serve al programma stesso e non ha a che fare con la struttura dell' ipertesto) seguito da uno spazio. Deve seguire poi la lista delle parole del frame che fanno da links con altri frames costruita in questo modo per ogni link: parola del frame, '.'(punto), numero frame collegato, ' '(spazio). L' esempio sottostante chiarir l' apparente confusione. *1 oggetto.2 frames.3 * Questo oggetto testuale collegato con altri frames. *2 oggetto.1 frames.3 * Anche questo oggetto collegato ad altri frames. *3 Aiuto!.2 ipertesto.1 * Aiuto! Mi sono perduto nei meandri di questo immenso ipertesto! Il primo frame "Questo oggetto testuale collegato con altri frames.". Il secondo "Anche questo oggetto collegato ad altri frames." e cos via. Una volta compilato, selezionando con il mouse la parola 'oggetto' del primo frame si attiver il link che porta al secondo frame, selezionando invece la parola ' frames' si attiver il link che porta al terzo. Quello dell' esempio una ipertesto che io chiamo 'completamente connesso': tutti i frames sono collegati tra loro, e da ognuno di essi si possono raggiungere tutti gli altri. Con questo sistema diventa semplicissimo scrivere un racconto o una poesia ipertestuale. Ho scelto di non evidenziare i links (il lettore non sa quali parole portano ad altri frames e quali no) per stimolare il lettore a leggere tutto il testo del frame e a seguire la sua propria via, senza buttarsi a capofitto nei collegamenti tra oggetti testuali privilegiando la struttura sulle parole. Quella presentata sul disco ovviamente una versione 'da programmatore', cio funziona e basta. Manca di tutte quelle funzioni che rendono gradevole l' utilizzo di un programma (manca anche un controllo sui nomi dei files: in caso di errore il programma termina con l' immancabile 'run-time error', incubo dei programmatori) e possiede le seguenti limitazioni (facilmente eliminabili): 1) ogni frame pu avere collegati al massimo altri cinque frames; 2) L' unit di collegamento la parola: significa che posso collegare qualsiasi parola, ma non una frase o un carattere, di un frame ad un altro frame; 3) i frame sono solo testuali (mi si perdoner il non aver utilizzato la grafica: i programmatori sanno perch !); 4) la massima lunghezza di un frame una pagina di testo (80x25 caratteri). 5) ogni frame deve avere almeno un link: infatti se un frame non ne avesse rimarrebbe in eterno sullo schermo. Ricordo che si tratta di un programma dimostrativo scritto appositamente per IPERNULLA. IPERNULLA una poesia ipertestuale. Per avere la possibilit di navigarla basta digitare 'IN' dalla shell del DOS dopo essersi posizionati su disco dal quale la si vuole caricare. L' inizio dell' iperpoesia fisso perch quando ho scritto HC non avevo ancora le idee chiare su come avrebbero dovuto essere le mie opere ipertestuali. Se avessi il tempo (ma oggi il 1 febbraio) di modificarlo lo doterei di una routine di scelta casuale del primo frame presentato al navigatore, si tratta di una modifica molto semplice. Per trasferire IPERNULLA su hard disk occorre trasferire, ovviamente nella stessa directory, tutti i files ad essa collegati (in.exe, in.txt, in.p, in.l). Potevo scegliere di criptare il sorgente ma ho preferito lasciarlo leggibile per rendere palpabile la differenza tra testo sequenziale e ipertesto. Per avere il sorgente di HC o altri files citati scrivere al seguente indirizzo: Paterlini Mauro Via Romana 138 Poviglio 42038 RE