Lunedì, 10 gennaio 1994 15:16:46 From: Enrico Pasini Enciclopedie e dizionari multimediali. Dizionari ed enciclopedie sono stati il primo genere nel quale si è misurata l’editoria elettronica. Per certi versi sono il terreno ideale per cimentarsi nella produzione di ipermedia, dal momento che, banalmente, non sono pensati per essere letti linearmente e la loro struttura di indici e rimandi si presta molto bene alla creazione di legami ipertestuali. In generale, il materiale è organizzato secondo indici (di voci, di parole, di illustrazioni, filmati, suoni ecc.), e le possibilità di ricerca vanno dall’analisi dell’intero testo, che permette di trovare tutte le occorrenze di una determinata parola, alla strutturazione delle voci secondo gerarchie, raggruppamenti e interconnessioni, esplorabili tramite hotword o bottoni con funzioni di «vedi anche». I titoli di cui parliamo hanno in comune l’essere la versione elettronica di precedenti edizioni su carta, anche se è notevole che sia Encarta sia il Bookshelf siano pubblicati dalla Microsoft e non da un editore tradizionale come negli altri casi. A questo proposito va ricordato come nei piani di Microsoft, insieme a una nuova versione di Encarta, ci sia la creazione di un catalogo con circa 100-200 titoli su Cd Rom, che usciranno nei prossimi mesi al ritmo di uno ogni due settimane. Certo, ci saranno videogiochi e software, ma il progetto editoriale di Microsoft nel complesso sembra davvero imponente, e rischia di prendere in contropiede gli editori tradizionali che, pur con molta (eccessiva?) prudenza, stanno iniziando a investire nell’editoria elettronico-multimediale. Il problema principale è valutare in che modo (e in che misura) il multimedia sia in grado di aggiungere valore al prodotto, e non rappresenti solo la concessione a una moda del momento. Per esempio, in tutte e tre le enciclopedie i filmati video, che necessariamente sono in numero limitato, raramente svolgono una funzione di documentazione: sembrano usati perlopiù come elementi grafici, come degli abbellimenti che l’utente apprezza e si aspetta di trovare. Il fatto che in genere siano indicizzati separatamente ne è un‘ulteriore conferma. D’altro canto, oltre ai vantaggi tipici del formato elettronico (ridotto ingombro, modalità di reperimento dell’informazione facili e flessibili, grazie alle tecniche di ricerca elettronica ecc.), ci sono casi nei quali i vantaggi offerti dal multimedia sono insuperabili: basti pensare a cosa può offrire una ben costruita animazione esplicativa con audio, o, nel caso della musica, quanto aggiungono gli esempi sonori. ENCARTA Realizzata dalla Microsoft nel ’93, è basata sulla Funk & Wagnalls New Encyclopedia, mentre il dizionario e il thesaurus sono basati sul Webster’s Electronic Dictionary, Concise Edition, e sul Webster’s Electronic Thesaurus. Circa un migliaio di voci sono state scritte appositamente per Encarta, e anche la parte multimediale è originale. Complessivamente è la migliore delle enciclopedie che presentiamo: le voci sono di buon livello, l’interfaccia è gradevole ed efficace, la struttura ipertestuale ben organizzata e il materiale multimediale è ricco e utile. Come le altre enciclopedie multimediali, e come del resto le enciclopedie tradizionali, Encarta è organizzata intorno a un insieme di voci, o articoli. Queste sono accessibili attraverso una tavola dei contenuti organizzata alfabeticamente, secondo lo schema consueto, ma è notevole lo sforzo di organizzazione del materiale attraverso categorie, che permette di destreggiarsi all’interno dei vari domìni di conoscenza. I rimandi interni sono di tipo ipertestuale, segnalati da hotword, mentre un bottone «Vedi anche» consente ulteriori approfondimenti. L’Atlante è navigabile sotto diversi punti di vista: le frecce di direzione consentono gli spostamenti geografici, e i vari livelli di zoom permettono posizionamenti precisi. I nomi delle località sono attivi e rimandano alle voci corrispondenti. La «Timeline», una funzione sempre più diffusa che dovrebbe permettere di accedere al materiale delle enciclopedie mediante un’organizzazione diacronica, in Encarta ha una pregevole interfaccia grafica, che tra l’altro riesce a rendere bene conto dell’intrecciarsi dei vari avvenimenti storici tra di loro e dei loro effetti sulla storia della cultura. Inoltre tutte le icone sono attive, e consentono approfondimenti puntuali. Ci pare tuttavia un grosso limite il fatto che la «Timeline», in Encarta, rappresenti poco più che una specie di corpo estraneo, tanto che i pochi legami diretti con l’enciclopedia hanno l’aria di aggiunte dell’ultimo momento. La parte multimediale di Encarta è di una ricchezza impressionante, paragonata alle altre: la quantità (e la qualità) degli spezzoni sonori, delle immagini, delle animazioni è di ottimo livello. L’unico appunto riguarda i filmati: il bassissimo frame rate (spesso non più di tre o quattro frame al secondo) li riduce a dei piccoli «slide show». C’è infine anche un gioco, chiamato «MindMaze», che sta a metà strada tra il test di cultura generale e l’adventure game, con garbati inviti a consultare l’enciclopedia per ulteriori approfondimenti. THE NEW GROLIER MULTIMEDIA ENCYCLOPEDIA È la «decana» delle enciclopedie elettroniche: prima con una versione online (solo testuale), disponibile tuttora per gli abbonati di Compuserve, poi con una prima versione su Cd Rom solo testuale, infine con l’aggiunta di un’interfaccia grafica e del multimedia. Qui ci riferiamo alle versioni 4.0.3 per Macintosh e 1.5 per Windows, pressoché identiche, che contengono i ventun volumi della Grolier’s Academic American Encyclopedia. L’organizzazione del materiale segue criteri non immediatamente comprensibili: ad esempio, tutte le illustrazioni sono suddivise in una trentina di categorie, tra le quali troviamo «Giudici e avvocati», ma anche «Criminali e uomini di legge». Ora, a parte l’ossessione tutta americana di dividere il mondo in buoni e cattivi alla prima occasione, sorge spontaneo qualche dubbio che, in generale, il tema meriti due categorie su trenta. La struttura ipertestuale della Grolier non è organizzata, come ad es. in Encarta, intorno a singole hotword isolate: praticamente tutte le parole sono attive e corrispondono a link ipertestuali «morbidi». Questo significa che, dopo aver selezionato una parola qualsiasi, è possibile sia vedere se compare come voce, sia avere una lista di tutte le voci in cui essa compare, insieme al numero di occorrenze. Non esiste un vero e proprio atlante elettronico, vale a dire che le mappe, ordinate in un indice e con gli appositi rimandi all’interno delle voci, non sono attive, cioè non si possono esplorare con l’aiuto del mouse. L’edizione 1993, tuttavia, conterrà delle «mappe dinamiche», con le animazioni di eventi storici. Anche qui troviamo una Timeline, solo testuale, ma molto più integrata con il resto dell’enciclopedia che non quella di Encarta, con rimandi diretti agli articoli e piuttosto ricca (5.000 eventi storici). Il materiale multimediale, invece, non solo non è molto integrato con il resto dell’enciclopedia, ma ha una funzione puramente illustrativa: occorre anche in questo caso attendere la prossima versione, che conterrà lunghe presentazioni audiovisive (una quindicina) con funzioni di «saggi» a se stanti. In ogni caso la Grolier offre gli esempi più significativi di filmati video: numerosi, lunghi e ben realizzati. COMPTON’S INTERACTIVE ENCICLOPEDIA Consideriamo qui la versione 1.01 per Windows, datata 1992. Le icone della toolbar azionano le funzioni principali di ricerca dell’enciclopedia: «Idea Search», che cerca le occorrenze di una parola nel lemmario dell’enciclopedia, nel database delle immagini e in una lista di fatti rilevanti, a scelta; «Contents», che offre una semplice visualizzazione del lemmario in ordine alfabetico; «Pictures», con il database delle immagini. Un «Picture Tour», qualche icona dopo, non è altro che una selezione casuale delle stesse immagini; «Animations», «Videos», «Slide Shows» (con commento sonoro) e «Sounds» funzionano alla stessa maniera. «Atlas», «Topics», e «Dictionary» consentono rispettivamente di accedere ad un Atlante, di seguire percorsi di ricerca organizzati per discipline e di consultare il dizionario Merriam-Webster. L’ultima icona, «Back», è la funzione di backtrace, che consente di tornare sui propri passi. La qualità delle immagini, pur numerosissime, è uno dei punti deboli della Compton’s: le poche foto a colori sono sfocate e decisamente piccole. La funzione di ingrandimento integrata nella consultazione permette di peggiorare la situazione con un notevole effetto di sgranatura dell’immagine. L’altra modalità di consultazione rappresenta uno dei punti di forza e di originalità del prodotto: è il «Virtual Workspace», che consente di espandere l’area di lavoro al di là dei limiti dello schermo del monitor. È possibile aprire un numero praticamente illimitato di finestre (finché Cpu e Ram reggono, almeno), raggrupparle o sparpagliarle a piacere e tenere sotto controllo la situazione per mezzo di una piccola mappa generale che compare in basso. Si può salvare il layout così ottenuto, nonché il progetto di ricerca ad esso associato, e riprenderlo in un momento qualunque. Il difetto peggiore di questa enciclopedia ci pare comunque la mancata integrazione tra i diversi materiali mediali. Un esempio: tra i circa 30 filmati digitalizzati, abbiamo scelto quello relativo allo sbarco sulla Luna. Il rimando all’enciclopedia porta a una sola voce, «Space Travel», e non a una serie di argomenti collegati, come sarebbe logico. E sì che sia «Luna» sia «Armstrong, Neil», per esempio, compaiono come lemmi. Ma la cosa più sorprendente è che, scorrendo la voce «Space Travel», non c’è nessun rimando al filmato: gli unici rimandi (attivati con icone che rappresentano una macchina fotografica), e questo sembra valere per tutte le voci, sono al database di immagini fisse! Se vi state chiedendo quanto transculturale sia questa enciclopedia (ma non è un difetto solo della Compton’s!), vi potrà servire sapere che l’unico strumento a corda che merita l’esempio sonoro è il banjo, e che tra i 63 suoni inseriti, giudicati presumibilmente i più significativi del mondo, non mancano né il rumore delle palle da biliardo che si urtano reciprocamente né il frastuono dei kamikaze (giapponesi) che durante la seconda guerra mondiale si divertivano a fracassarsi sulle navi (americane). Sono invece notevoli le funzioni di ricerca «intelligente», basate su reti semantiche e non sull’analisi brutale delle occorrenze o sugli operatori booleani. SmartTrieve, il motore di ricerca proprietario della Compton’s, è in grado di trovare le parole il cui significato è correlato con i termini meno consueti inseriti nella domanda e, pur andando spesso «fuori strada», consente di ottenere risultati impossibili con le ricerche tradizionali. La funzione dovrebbe essere ulteriormente perfezionata nella versione 2.0, appena annunciata, e sarà uno dei punti di forza della versione elettronica dell’Encyclopedia Britannica, recentemente annunciata con il nome di Britannica Fast-Checking System. MICROSOFT BOOKSHELF Il Bookshelf della Microsoft, nella Multimedia Edition del 1992, è una raccolta, in formato elettronico, di opere di reference: è composto da un’enciclopedia (The Concise Columbia Encyclopedia), due dizionari (The American Heritage Dictionary e Roget’s II Electronic Thesaurus, che è anche un dizionario dei sinonimi), The World Almanacs and Book of Facts 1992, che raccoglie fatti rilevanti e statistiche da tutto il mondo, due repertori di citazioni (Bartlett’s Familiar Quotations e The Concise Columbia Dictionary of Quotations) e un atlante, l’Hammond Atlas. L’integrazione tra i diversi «libri» non è granché: non è possibile tenere aperti due libri, e la navigazione si limita al passaggio dall’uno all’altro. Un’eccezione è costituita dalle funzioni di ricerca, che possono essere attivate contemporaneamente attraverso più libri. In compenso è interessante la possibilità di integrare l’intero Bookshelf con altre applicazioni Windows, in particolare con WinWord, in modo da avere tutto lo «scaffale» elettronico accessibile online mentre si lavora, direttamente dal menu: è sufficiente, durante il setup, scegliere di installare QuicKeys, un’applicazione separata che permette, attraverso sequenze di tasti definibili dall’utente, di automatizzare una serie di operazioni di copia/incolla tra Bookshelf e applicazioni. Non ci sono filmati, ma alcune delle animazioni sono interessanti, specie quelle accompagnate da una narrazione. In effetti tutta la parte sonora è ben curata: oltre a fare un largo uso del Midi, soprattutto nell’Atlas (con gli inni di tutti i paesi, benché senza le periferiche adeguate i file Midi siano sostanzialmente fastidiosi), è offerta la notevole opportunità di ascoltare la corretta pronuncia dei lemmi sia nel dizionario sia nell’enciclopedia. Si tratta di una delle poche funzioni genuinamente multimediali di cui si possa anche dire che rappresenta un arricchimento concreto (una funzionalità utile e impossibile da realizzare in precedenza) rispetto alla tradizionale forma del dizionario. La struttura ipertestuale dell’enciclopedia è ben curata, con la presenza di hotword nel testo principale e di un bottone sempre presente («Associated Topics») per i rimandi ad altri argomenti rilevanti. Le funzioni dei bottoni di navigazione ricalcano sostanzialmente quelle dell’help online di Windows (le cui possibilità ipertestuali, lo ribadiamo, sono senz’altro notevoli), e la presenza di una «history» che tiene memoria di tutte le tappe della navigazione, rende quest’ultima un po’ più agevole. THE OXFORD ENGLISH DICTIONARY ON CD Accenniamo qui a un prodotto che, pur non essendo in alcun modo di contenuto multimediale (è un dizionario solo testuale, pur avvalendosi dell’interfaccia grafica di Windows), rappresenta un esempio significativo del valore che un’edizione elettronica può dare a opere scientifiche di livello assoluto. Si tratta della versione elettronica della seconda edizione dell’Oxford, pubblicata nel 1989 in venti volumi. È un’opera monumentale, con circa 300.000 voci che descrivono la storia della lingua inglese dal 1150 ai giorni nostri, con quasi due milioni e mezzo di citazioni. La complessità e il livello lessicografico dell’opera sono tali (nonostante l’intento descrittivo, l’Oxford è l’autorità riconosciuta per la lingua inglese) che la spiegazione della funzione del dizionario è affidata a un libretto di una settantina di pagine, mentre per la versione elettronica ce ne vogliono circa 120. La procedura d’installazione desta alcune perplessità, con carenze inspiegabili in un prodotto di questo livello (non viene creato nessun gruppo in Windows, né è possibile scegliere di posizionare l’icona del dizionario in un gruppo preesistente; inoltre, e questo è il colmo per una procedura d‘installazione che dovrebbe essere user-friendly, occorre installare le screen font per il greco e per le trascrizioni fonetiche «a mano»). Ci limiteremo qui ad accennare ad alcune delle funzioni principali. Oltre alla ricerca sui lemmi, è possibile lavorare sull’intero testo e su parti specifiche delle voci, come ad esempio le etimologie, le citazioni, o gli autori. Per operazioni più complesse, un complesso linguaggio di interrogazione consente di creare query, di combinarle tra loro e di salvarle per usi futuri. Il tipico risultato di una ricerca è una lista di voci da cui operare la selezione, che compare in una finestra insieme a una riga di testo. Le voci dell’Oxford sono divise in tre sezioni: la prima parte descrive l’etimologia del lemma, la seconda è la definizione vera e propria e la terza raccoglie le citazioni significative. Una volta scelto un lemma, è possibile selezionare quale sezione rendere visibile. Nel caso di voci lunghe o complesse, è possibile visualizzarne la struttura, attraverso uno dei bottoni che compaiono in fondo alla finestra. Gli altri bottoni servono per la navigazione: ci si può spostare avanti e indietro nel lemmario generale o all’interno di una lista di voci risultato di una ricerca, oppure «saltare» alla voce corrispondente a una qualsiasi parola selezionata.